Siamo tutti Caregivers

giovedì 23 giugno 2022

Toscana. Novità per i gravissimi

Toscana, nuove disposizioni per le persone con disabilità gravissime SIMONA 17 GIUGNO 2022 Nei giorni scorsi la Regione Toscana ha introdotto delle importanti novità in merito all’uso delle risorse del Fondo per le Non Autosufficienze destinato alle persone con disabilità gravissime. In specifico sono stati aumentati i limiti minimi e massimi del contributo destinato alle persone con disabilità gravissime, e, a fronte della misura, è stata deliberata una copertura economica di quasi 20 milioni di euro. Un ragazzo con disabilità motoria ride assieme all’uomo che lo abbraccia. Nei giorni scorsi la Regione Toscana (con la Delibera di Giunta n. 680 del 13 giugno 2022) ha introdotto delle importanti novità in merito all’uso delle risorse del Fondo per le Non Autosufficienze destinato alle persone con disabilità gravissime. In specifico sono stati aumentati i limiti minimi e massimi del contributo destinato alle persone con disabilità gravissime, e, a fronte della misura, è stata deliberata una copertura economica di quasi 20 milioni di euro (per la precisione 19.729.968,11 euro). In specifico le nuove disposizioni sono delineate nelle “Linee di indirizzo per l’utilizzo delle risorse del Fondo per le Non Autosufficienze destinato alle disabilità gravissime” (contenute nell’Allegato A) e prevedono un contributo variabile da un minimo di 900 euro ad un massimo di 1.200 euro al mese (prima i limiti erano di 700 e di 1.000), sulla base dei bisogni di ciascuno e ciascuna, se il contributo sarà finalizzato all’assunzione di un assistente personale; mentre i nuovi limiti varieranno da 800 a 1.100 euro (prima i limiti erano 700 e 1.000) per i contributi erogati nei termini di assegno di cura a favore di minori con disabilità, i cui genitori si assumono l’onere dell’assistenza. Con la stessa Delibera è stata inoltre approvata la tabella di riparto dei fondi ai 28 ambiti territoriali (Società della salute/Zone distretto) della Regione (la tabella di riparto è contenuta nell’Allegato B). L’agenzia di stampa «Toscana Notizie» segnala che «Le persone con gravissime disabilità alle quali è stata data una risposta in termini di contributo per il sostegno all’assistenza al domicilio sono ad oggi oltre 1.800 in tutta la regione», e che «si tratta di interventi che sono integrativi rispetto a quanto già previsto dai LEA, i livelli essenziali di assistenza». (Simona Lancioni) Riferimento normativo: Delibera della Giunta Regionale Toscana n. n. 680 del 13 giugno 2022, “Linee di indirizzo per l’utilizzo delle risorse del Fondo per le Non Autosufficienze destinato alle disabilità gravissime” – Modifiche DGR 117/2022 e assegnazione risorse FNA 2021. Allegato A (Linee di indirizzo), Allegato B (Tabella risorse).

mercoledì 15 giugno 2022

Parkinsoniano?No Pronto Soccorso

Perché il paziente con Parkinson non dovrebbe rivolgersi (quasi mai) al Pronto Soccorso Giovedì, 07 Aprile 2022 pronto soccorsoPensiamo sia utile per i nostri pazienti riproporre un interessante articolo pubblicato alcuni anni fa da APDA, l'associazione Americana per la malattia di Parkinson, scritto da un neurologo parkinsonologo americano, Joseph H. Friedman, molto ben adattabile anche alla realtà italiana. "In qualche occasione sono stato interpellato dai colleghi del Pronto Soccorso per un paziente presentatosi per un blocco motorio improvviso (off), o per un aumento di tremore o per qualche altro sintomo del suo Parkinson. Di solito dico al collega di farmi chiamare il giorno successivo dal paziente e di dimetterlo prima che possa accadergli qualcosa di spiacevole. Molte volte ho sentito la stessa frase 'mi sono rivolto al Pronto Soccorso perché il mio Parkinson era peggiorato e non potevo resistere. E cosa mi hanno fatto? Mi hanno tenuto ore seduto ad aspettare, mi hanno fatto una radiografia del torace, una TAC cerebrale, un elettrocardiogramma, esami del sangue e mi hanno rimandato a casa. E non sapevano niente di Parkinson. Non avevano mai sentito parlare di discinesie, di off e anche di alcuni dei miei farmaci.' Non è colpa del Pronto Soccorso. Recarsi al Pronto Soccorso è utile per valutare un qualsiasi problema medico, eccetto il Parkinson. Non rivolgetevi al Pronto Soccorso se la vostra malattia di Parkinson peggiora! Dovete andarci se pensate che il peggioramento sia dovuto ad una infezione, se siete caduti e avete paura di esservi fratturati un osso o di avere subito una ischemia cerebrale, ma se avete dei problemi riguardo al Parkinson sui quali state lavorando con il vostro neurologo o per risolvere un improvviso peggioramento quando il vostro neurologo non è disponibile, allora vi garantisco che siete fortunati se lasciate il Pronto Soccorso avendo perso solo qualche ora e un po' di sangue. I medici del Pronto Soccorso non sono sempre aggiornati sul Parkinson. I migliori ve lo dicono e vi consigliano di chiamare il giorno successivo il vostro neurologo. Talvolta i pazienti vengono ricoverati negli ospedali locali dove i loro neurologi possono non essere disponibili, così capita che qualcuno che li vede una sola volta per pochi minuti può modificare una terapia frutto di anni di modifiche. Ora io non voglio dire che non ci si deve rivolgere mai a un Pronto Soccorso, ma che non ci si deve andare per un peggioramento della malattia di Parkinson senza prima aver parlato con lo specialista che vi segue. Permettetemi di essere più chiaro con qualche esempio. Solitamente i pazienti con Parkinson sono relativamente stabili per settimane. Con questo intendo i pazienti che rispondono in modo stabile ai farmaci mostrando al massimo qualche discinesia o un lieve incremento di tremore oppure un impaccio del cammino. I pazienti con fluttuazioni da moderate a gravi restano fluttuanti nonostante gli aggiustamenti terapeutici. Alcuni giorni sono più buoni, altri sono più cattivi. I parametri di queste variazioni sono generalmente ben conosciuti, ma si modificano lentamente nel tempo. Una persona che ha solo due ore al giorno in totale di buona motilità si lascia facilmente prendere dal panico se capita un giorno in cui non ha nemmeno quelle due ore di on e riferirà quella giornata come terribile. Ma considerato nel contesto della malattia, si tratta solo di un lieve peggioramento, 14 ore di off che diventano 16 ore di off. Naturalmente, diverso è per il paziente e i parenti che vedono le due ore di movimento azzerarsi e quindi una completa perdita di autonomia. Mentre è certamente fonte di ansia, questa condizione non è pericolosa e tutte le TAC o gli esami del sangue non consentono al medico di Pronto Soccorso di trovare una strategia terapeutica che il vostro neurologo non abbia già considerato. Non c'è alcun dubbio che vivere con un Parkinson complicato da fluttuazioni sia frustrante. Non importa quante volte un paziente è passato da uno stato di off ad uno di on, difficilmente si farà convincere che il periodo di blocco è destinato a risolversi. C'è sempre la paura che questo off non finirà mai e la paura, naturalmente, rende questo off più duraturo e più grave. Inoltre per molti pazienti gli on e gli off sono veramente imprevedibili. Per il paziente che ha solo pochi momenti buoni durante la giornata, ogni on è prezioso e la perdita anche di un'ora di mobilità viene vissuta come una catastrofe. A volte la frustrazione raggiunge livelli tali che né il paziente né chi gli sta vicino riesce più a tollerarla. Frequentemente chi assiste il paziente si lascia prendere dal panico perché il paziente 'che è sotto la sua responsabilità' è peggiorato e si sente in dovere di fare qualcosa. A volte è il malato stesso, sopraffatto dalla paura che l'on non verrà mai più, a cercare un soccorso immediato, come se il Pronto Soccorso potesse fornire un sollievo all'off così come si può calmare il dolore. Sfortunatamente non è disponibile per il Parkinson l'equivalente degli analgesici per il dolore. Quando un paziente il cui Parkinson è stabile da tempo, improvvisamente peggiora, si deve sospettare qualche patologia diversa: polmoniti, stipsi grave, infezioni delle vie urinarie e talvolta altri problemi più seri, non neurologici, possono aggravare la malattia di Parkinson. Lo stesso succede per i disturbi di memoria, del pensiero e la sonnolenza. Un declino improvviso, persistente, nella concentrazione e nella memoria di solito indica un problema medico occulto quale un'infezione, o un problema correlato alla terapia. Spesso i medici del Pronto Soccorso pensano a un ictus, sentono le parole 'è peggiorato improvvisamente' e la prima cosa che correlano a un disturbo neurologico ad esordio acuto è l'ictus, così che il paziente viene sottoposto a una TAC e a un'inutile ricovero ospedaliero. E l'ospedale è l'ultimo posto in cui vorreste trovarvi avendo una malattia di Parkinson, non rispettano la vostra abituale assunzione dei farmaci, vi interrompono il sonno e interferiscono con il vostro programma quotidiano di attività fisica. Ricordatevi attraverso quante modifiche dello schema terapeutico siete passati: aggiungere un farmaco, toglierne un altro, giocare con le mezzore tra una assunzione e l'altra, salire e scendere con la quantità di levodopa. Non è ragionevole aspettarsi che un medico di Pronto Soccorso, anche nel miglior ospedale del mondo, conosca il vostro Parkinson meglio del vostro neurologo abituale. Insomma il Pronto Soccorso non è un buon posto per ottenere una seconda opinione sulla malattia di Parkinson. Problemi con il Parkinson? Chiamate il vostro neurologo. Problemi di memoria, concentrazione, disturbi del pensiero, allucinazioni o comportamenti strani? Chiamate il vostro neurologo. Inutili perdite di tempo possono essere evitate con una telefonata al medico che vi conosce. Tenete presente che il vostro medico o un sostituto è sempre disponibile, ma non all'istante. Se vi capita una emergenza, lasciate detto alla segretaria che è urgente e ragionevolmente potrete aspettarvi una risposta in tempi brevi". Nella realtà italiana dobbiamo sottolineare quanto importante sia anche la figura del Medico di Medicina Generale, che deve rappresentare, insieme al neurologo, un riferimento per il paziente. Bisogna però dire che fino al 45% dei pazienti con Parkinson visita un Pronto Soccorso almeno una volta all'anno per ragioni serie quali: -emergenze direttamente correlate alla malattia come la sindrome parkinsonismo-iperpiressia, una complicanza potenzialmente fatale anche se rara osservata nei pazienti con Parkinson, simile alla sindrome maligna da neurolettici, caratterizzata da un peggioramento acuto dei sintomi, con disfagia, disautonomia e iperpiressia, che può essere causata dalla sospensione improvvisa di farmaci antiparkinsoniani, in particolare levodopa; -emergenze non direttamente correlate alla malattia come cadute e polmoniti ab ingestis; -emergenze correlate alla stimolazione cerebrale profonda (DBS) o all'infusione duodenale di levodopa; -emergenze non correlate al Parkinson come eventi cardiovascolari acuti. Dunque in alcuni casi è indispensabile rivolgersi al Pronto Soccorso ed è indispensabile per il personale del Pronto Soccorso avere adeguate conoscenze relative alla diagnosi e alla gestione delle emergenze nei pazienti con Parkinson per ridurne la mortalità e la morbilità. AIP e la Fondazione Grigioni per venire incontro alle necessità di mettersi in contatto con un medico esperto della malattia hanno attivato il servizio SOS Parkinson proprio nelle ore in cui è più difficoltoso chiamare direttamente il neurologo curante. SOS Parkinson è un servizio telefonico d'urgenza al quale ti risponderanno medici esperti nella malattia di Parkinson. Il servizio è attivo sabato, domenica e nei giorni festivi dalle ore 8.00 alle ore 20.00 al seguente numero: 336-735544.

giovedì 9 giugno 2022

Roma - La scheda della vergogna

Roma, la scheda caregiver che "offende la dignità" da Informare un'H ROMA - Fa discutere la scheda trasmessa dal Campidoglio ai caregiver familiari: 24 domande “intime, di cui non si capisce la ragione né lo scopo. Accrescono il senso di colpa e la paura di non essere all'altezza del compito. Il Comune chiarisca”. La denuncia di alcune associazioni di caregiver Una scheda “mortificante", approssimativa e inadeguata, che aumenta l'ansia e non si capisce a cosa serva”: così Elena Improta e Loredana Fiorini, mamme di due giovani adulti con grave disabilità, insieme alle amiche caregiver delle onlus Oltre lo sguardo, Hermes e Sorelle di cuore, denunciano l'ultima iniziativa del Comune di Roma. “Qualche giorno fa, ci è stata recapitata questa scheda da compilare: il caregiver deve rispondere a 24 domande, barrando la risposta che maggiormente gli corrisponde”. Nel merito, le onlus contestano la scheda perché “viola la privacy, è foriera di pensieri negativi, accresce il senso di colpa, non aiuta a determinare la verità dei propri sentimenti, offende la dignità di un caregiver, ne sminuisce il gravoso compito”.. Per quanto riguarda il metodo, la scheda rappresenta “l'abuso di uno strumento di self-report (il “caregiver burden inventory”) che dovrebbe essere valutato da un team di esperti, neuropsicologi e non dagli assistenti sociali dei Comuni, solo per poi fare le graduatorie del contributo caregiver”. Seppur non sia esplicito il riferimento, infatti, la scheda è collegata al contributo caregiver e alla relativa delibera regionale n. 341 del 2021, con cui “la Regione Lazio, in linea con quanto sta avvenendo a livello nazionale per il riconoscimento e la tutela del caregiver, predispone azioni che possano essere di sostegno per i caregiver. Azioni che però devono tradursi in servizi, perché è di questi che noi caregiver familiari abbiamo bisogno. Non si capisce, allora, in che modo questa nuova, ennesima scheda possa essere utilizzata”. Ennesima, sì, perché già nel dicembre 2021 il Comune di Roma, come previsto dalla delega contenuta nella delibera regionale, aveva trasmesso ai caregiver una scheda da compilare, in cui si dichiarava appunto di prestare assistenza al proprio familiare. “Ora, ci siamo visti recapitare questa nuova scheda, che contiene domande molto più intime, direi quasi ingerenti, che ci preoccupano e portano molti di noi a rispondere con cautela. Perché? Perché abbiamo paura che i nostri figli ci vengano tolti, qualora dichiarassimo un livello di stress e stanchezza troppo alto”, riferisce Improta. Ecco alcune delle domande: “Sento che mi sto perdendo vita”, “Desidererei poter fuggire da questa situazione”, “Mi sento emotivamente svuotato a causa del mio ruolo di assistente”, “ho avuto problemi con il coniuge”. “mi sento in imbarazzo a causa del comportamento del mio familiare”, “Mi vergogno di lui/di lei”, “Provo del risentimento nei suoi confronti”. A ciascuna delle quattro affermazioni, il caregiver deve attribuire un punteggio che va da 0 (Per nulla) a 4 (Molto), da cui si ricava poi il punteggio finale. “Io ho avuto 55”, dichiara Elena Improta, che ha deciso di rendere pubblica la sua scheda, perché “non ho niente da nascondere. Ma tante hanno paura a rispondere a queste domande, non solo le mette in difficoltà, ma accresce i loro sensi di colpa e anche la paura di perdere il proprio figlio. A che servono queste nostre risposte? In che modo possono trasformarsi nei supporti e nei servizi di cui abbiamo bisogno? Chi le riceve, chi le esamina? E a cosa corrisponde il punteggio che totalizziamo? Nulla di tutto questo è chiaro né a noi caregiver né agli stessi assistenti sociali, così come non è chiaro che la compilazione della scheda non è obbligatoria per il riconoscimento del contributo economico al caregiver per i gravissimi. In assenza di questi chiarimenti, riteniamo questa iniziativa semplicemente vergognosa”. Indignata anche Irene Gironi Carnevale, mamma e caregiver: “Ieri mattina, prima della laurea di mia figlia, sono andata alla Asl per compilare il questionario caregiver, uno strumento creato dalla Regione Lazio per capire i bisogni di quelle persone che assistono familiari con disabilità. Avevo avuto modo di vedere qualche domanda che un caregiver aveva pubblicato su Facebook e dunque ero preparata. Confesso però che alla vista di alcuni quesiti ho avuto l'impulso di strappare il foglio e chiedere l'indirizzo di chi lo aveva realizzato per andare a chiedergli cosa mai gli fosse passato per la testa. Davvero qualcuno pensa che queste domande servano a capire i reali bisogno di una persona che assiste un familiare con disabilità? Oppure è il solito sterile esercizio per dimostrare che qualcosa si farà, ma non si sa cosa, non lo sanno neanche le assistenti sociali che mi hanno aiutato nella compilazione e hanno raccolto le mie rimostranze condividendole. Davvero si quantifica così il livello di stress o si trova magicamente la soluzione ai nostri problemi? Oltre a cercare di trasformarci in operatori sanitari gratis, facendoci fare dei corsi di formazione per poter meglio risparmiare sui servizi che dovrebbero essere erogati badando alla professionalità degli operatori e non con il metodo 'pizza e fichi'. Nella stessa sede mi è stato detto che non ci sono fondi per poter far fare ai nostri disabili adulti due soggiorni estivi, ciascuno di otto giorni e sette notti, a fronte di un'estate che mi pare già rovente in una città sempre più invivibile. Non ci siamo, non ci siamo proprio, siamo ancora lontanissimi da quel barlume di società civile degna di questo nome”. Il commento legale Commenta così la consulente legale di Oltre lo Sguardo onlus: "Trovo bizzarro ed improprio che al caregiver sia chiesto di valutare senza l’ausilio di un professionista la sua condizione fisica ed emotiva, nonché il grado di stress indotto dall’assistenza forzosa del familiare: e che tutto ciò avvenga senza procedere ad una verifica oggettiva della effettiva situazione familiare e personale. Mi spiego: mi viene il sospetto che molti (o alcuni) possano esprimere in risposta la valutazione massima, al fine di strappare l’obolo finanziario, con la conseguenza che i pochi fondi disponibili si disperdano in mille rivoli lasciando tutti insoddisfatti. Ed ancora: che senso ha un simile questionario che pone nel medesimo calderone 'tutte' le patologie afflittive e limitative dell’autonomia psicofisica, se non quello di scaricare sulle famiglie il costo sociale, economico ed emotivo di tale condizione? Francamente non ci vedo tanto una violazione della privacy, quanto una sostanziale indifferenza condita di approssimazione nell’affrontare un problema così grave. 

giovedì 19 maggio 2022

Focus sul Congedo biennale parenta

Qui il link http://www.anffas.net/it/news/16952/congedo-biennale-e-cumulabilita-dei-permessi-ln-10492-online-nuove-pillole-informative/

giovedì 28 aprile 2022

Sesto rapporto sulla disabilità in Toscana

http://www.informareunh.it/il-sesto-Rapporto-sulla-disabilita-in-toscana/ resentato pubblicamente nei giorni scorsi, il Sesto Rapporto sulla disabilità in Toscana 2021/2022 contiene, tra gli altri, numerosi dati sulla numerosità delle persone con disabilità nel territorio regionale, sull’inclusione scolastica e lavorativa e sui progetti di “Dopo di noi”. Secondo l’Istat le persone con disabilità in Toscana sono 196.000, e corrispondono al 5.3% della popolazione residente. Aumentano gli alunni con disabilità, ma rimane drammatica la situazione occupazionale con l’avvio al lavoro di 750 soggetti iscritti al Collocamento Mirato, a fronte di oltre 46mila iscritti.

giovedì 14 aprile 2022

Rita Barbuto. Storie di Donne con Disabilità

Raccontare storie di donne con disabilità è il miglior modo per onorare Rita Barbuto È dedicata al ricordo di Rita Barbuto, punto di riferimento della FISH Calabria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e non solo, la Rassegna denominata “Storie di donne con disabilità”, che prevede la presentazione di quattro libri scritti da loro stesse o che raccontano di loro. Uno degli incontri, che si svolgerà online, è previsto per il prossimo venerdì 15 aprile e prevede la presentazione di “Come fenici. Donne con disabilità e vie per l’emancipazione”, un’opera della ricercatrice in Pedagogia Speciale Arianna Taddei. Promuovere i diritti umani e l’inclusione sociale delle donne con disabilità è sicuramente il miglior modo per onorare la memoria di Rita Barbuto e renderle omaggio.

sabato 26 febbraio 2022

Come ottenere la Disability Card

Come ottenere la Carta europea della Disabilità 25 Febbraio 2022 Autore: Carlos Arija Garcia La procedura per chiedere all’Inps il documento che garantisce ai cittadini con invalidità alcuni benefici nei Paesi dell’Unione. Se l’Europa è una casa comune, è legittimo chiedere che tutti coloro che abitano in quella casa abbiano gli stessi diritti, indipendentemente dal «locale» che occupino. A maggior ragione se si tratta di cittadini con particolare difficoltà fisica o psichica. Con questo spirito è stata creata da qualche tempo la Carta europea della Disabilità: lo scopo è proprio quello di garantire al titolare il diritto a vedersi riconosciuta la sua condizione in qualsiasi Paese dell’Unione europea. Ma come ottenere la Carta europea della Disabilità? Recentemente, l’Inps ha aggiornato la procedura per fare la richiesta di questo documento che rientra in un ampio progetto predisposto a Bruxelles e mirato alla difesa dei diritti delle persone disabili. Un programma decennale, partito nel 2021 e con il traguardo fissato nel 2030, che fa seguito ad una simile strategia già avviata il decennio scorso. Consapevoli del fatto – ammette l’Unione – che questi soggetti «devono ancora affrontare notevoli ostacoli e presentano un rischio più elevato di povertà ed esclusione sociale», è stata rilanciata la Carta europea della Disabilità. Vediamo come ottenerla. Indice 1 La strategia europea in difesa dei disabili 2 Carta europea della Disabilità: che cos’è? 3 Carta europea della Disabilità: chi ne ha diritto? 4 Carta europea della Disabilità: come ottenerla? Abuso edilizio Play Video La strategia europea in difesa dei disabili Come appena accennato, l’Unione europea ha dato il via nel 2021 ad una strategia decennale per i diritti delle persone con disabilità, allo scopo di eliminare le barriere che separano i cittadini dei vari Paesi dell’Ue affinché i disabili possano partecipare pienamente alla società e all’economia. Pubblicità L’attuale strategia, all’interno della quale si trova la Carta europea della Disabilità, intende proseguire la strada iniziata nel 2010 verso le pari opportunità e la libera circolazione all'interno della Comunità Europea.

lunedì 14 febbraio 2022

L' Energia delle Donne Disabili

Il ministro dell'Energia Karin Elharar, attualmente in visita in Egitto in occasione di una conferenza sull'energia, ha ricevuto oggi un bell' omaggio dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, anche lui presente alla conferenza. R - Sisi è entrata nella sala conferenze tra gli applausi del pubblico, ha attraversato la stanza e ha salutato personalmente Elharar 🇮🇱❤

La forza delle Donne

Dedicato a tutti gli uomini Caro uomo, ora provo a spiegarti le donne. Appartengono alla stessa tua specie, quella umana, ma sono molto, molto diverse da te. Le donne sono forza, lottano ogni giorno contro chi le umilia, chi le inganna, le maltratta e chi le usa, chi le considera solo come oggetto di piacere. Eppure, loro, non si arrendono, sanno rialzarsi sempre con dignità. Le donne sono guerriere coraggiose, combattono per le cose in cui credono e sanno raggiungere altezze inimmaginabili. Le donne hanno l'universo dentro e la verità in tasca. Sanno riconoscere una menzogna anche se fingono di crederci a quella bugia e non temere che prima o poi, la verità, te la sbatteranno in faccia. Le donne hanno coraggio. Le donne sono creature magiche. Sono determinate e dolci, sanno sorridere alla vita anche quando la vita le colpisce duro, sanno ballare senza musica e possono essere paradiso e inferno nello stesso istante. Sono vita e vita sanno dare. Le donne sono creature complesse. Sanno amare dal profondo, donare completamente sé stesse, soffrire in silenzio, ricucirsi il cuore senza bisogno di anestesia. Sono capaci di sbattere la porta e far male anche con le lacrime agli occhi, quando se ne vanno. Le donne sono anime speciali. Caro uomo, trattale bene le donne, rispettale e amale perché tu, senza di loro, sei ben poca cosa. ___________________ Autore sconosciuto

Siamo tutti Caregivers

Lugano 19.11.2021 Articolo di ated-ICT Ticino Siamo tutti Caregivers Assistenti vocali, applicazioni e intelligenza artificiale insieme in una soluzione ideata da una startup per chi segue i propri cari malati Siamo tutti caregiver (o lo diventeremo) Articolo apparso su MAG – Tech & Scienza a questo link L’emergenza pandemica ha accelerato la trasformazione anche in ambito sanitario, ma soprattutto ha portato alla luce in maniera inesorabile il ruolo di chi assiste un familiare in difficoltà (ovvero, all’inglese un caregiver). Secondo la Croce Rossa, in Svizzera circa 600.000 persone appartenenti a contesti diversi si prendono cura dei loro familiari, assumendosi un ruolo fondamentale per la società e fornendo un sostegno cruciale al sistema sanitario. Pur essendo di vario tipo, nella maggior parte dei casi il familiare curante, o caregiver, ha tra i 50 e i 65 anni e si occupa dei genitori o dei suoceri di età più avanzata. E in un contesto caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione questa attività di cura, che rischia di riguardare ognuno di noi, può causare un sovraccarico, che è importante individuare con anticipo pere andare ad alleviare con un’offerta di prestazioni adeguate. Proprio in quest’ottica, è stata sviluppata una soluzione digitale, FamilyHelp.AI, che intende offrire, proprio a chi si fa carico di sostenere un malato, una modalità efficace per prendersi cura da remoto dei propri cari, soprattutto degli anziani, garantendo la loro autonomia grazie alle potenzialità offerte dagli assistenti vocali. A svilupparla, in attesa che sbarchi sul mercato la prossima primavera, è una startup italiana, che si chiama eDialog e che è stata fondata nel febbraio 2021 da due soci, Enrico Paccini e Stefano Ubaldi. In pratica, i due startupper hanno scelto di focalizzare la propria attività di ricerca sullo studio di soluzioni innovative per il superamento delle barriere architettoniche digitali, utilizzando la voce come principale strumento di dialogo con i dispositivi. «Nella vita siamo già o saremo tutti caregiver. Forse in futuro ne avremo anche necessità – dichiara Enrico Paccini, CEO e co-founder di eDialog con Stefano Ubaldi. Questa semplice riflessione ci ha spinto ad utilizzare l’intelligenza artificiale al servizio della persona, per creare un rapporto empatico con chi ha bisogno, eliminando le barriere architettoniche digitali attraverso un assistente vocale. La tecnologia sviluppata per l’applicativo, che arriverà sul mercato nella primavera 2022, si rivolge ad aziende operative a vari livelli nell’ambito dell’assistenza domiciliare, con personalizzazioni legate alle diverse esigenze e patologie». Con pochi semplici comandi sull’applicazione sarà possibile programmare lo smart speaker, come Amazon Echo e Google Home, presente nella casa dell’assistito affinché possa interagirci vocalmente monitorandone i sintomi, incentivandone la misurazione dei parametri vitali, gestendone la terapia farmacologica e favorendone l’aderenza terapeutica con promemoria in agenda. Tramite il cellulare il caregiver potrà così seguire la quotidianità del familiare, supportandolo a distanza anche in termini di socialità e limitando spostamenti e contatti in funzione delle necessità. Il progetto di Personal Health System punta a incentivare l’indipendenza delle persone e semplificare il ruolo di di chi assiste un malato. L’assistente virtuale raccoglie i dati estrapolandoli e interpretandoli tramite applicazione, per profilare le condizioni di salute dell’anziano o del malato, verificandone, ad esempio, pressione arteriosa, glicemia, temperatura o il rispetto delle prescrizioni mediche, oltre alle interazioni avute. Nel caso vengano riscontrate situazioni fuori dalla norma, arriverà sul cellulare una notifica SMS con la conseguente possibilità di generare report da inviare prontamente al medico. Tutti i dettagli di FamilyHelp.AI sono ora anche online su https://familyhelp.ai/ Dove siamo Ated - ICT Ticino Casella Postale 1261 6502 Bellinzona +41 91 857 58 80 info@ated.ch Fondata il 19 novembre 1971 a Lugano, ated - ICT Ticino è un’Associazione indipendente attiva nel Canton Ticino, aperta a tutte le persone, aziende e organizzazioni interessate alle tecnologie dell'informazione e comunicazione (ICT) Contattaci Copyright 2022 - Made by ORGANICA - Modifica le preferenze per i cookies

lunedì 24 gennaio 2022

Uno Scultore non vedente

FELICE TAGLIAFERRI (Scultore non vedente) - 1969 CRISTO RIVELATO Fonte testo e foto: felicetagliaferri.it L'idea è nata nell'aprile 2008, durante una visita di Felice Tagliaferri a Napoli, quando all'artista non è stato consentito di vedere a suo modo, cioè con le mani, la celebre scultura di Giuseppe Sanmartino, esposta nella Cappella Sansevero. Tagliaferri, che da anni porta avanti il messaggio che l'arte è patrimonio universale e come tale deve essere accessibile a tutti secondo le proprie possibilità, ha perciò pensato di proporre una sua versione dell'opera che sia disponibile alla fruizione tattile. Il nome dell'opera, "Cristo rivelato", ha il doppio significato di "velato per la seconda volta" e "svelato ai non vedenti". L'opera, che ha le dimensioni di 180x80x50 cm, è stata realizzata a partire da un blocco di marmo sbozzato da artigiani con la supervisione di Felice Tagliaferri, che l'ha portata a compimento tra il 2009 e la fine del 2010 curandone in modo particolare l'aspetto tattile.

Toscana. Novità per i gravissimi

Toscana, nuove disposizioni per le persone con disabilità gravissime SIMONA 17 GIUGNO 2022 Nei giorni scorsi la Regione Toscana ha introd...